Sacchetti di plastica
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Perché pagare i sacchetti di plastica è giusto

A partire dal primo gennaio 2018 stop ai sacchetti di plastica gratuiti al reparto ortofrutta.

Ricordate i sacchetti leggeri che oltre a contenere frutta o verdura, rappresentavano un ulteriore involucro per prodotti del banco ittico o di macelleria?
Secondo l‘adeguamento ad una precedente legge europea, da quest’anno, anche in Italia saranno ceduti unicamente a pagamento da parte del negoziante.

L’annuncio dell’entrata in vigore della normativa europea ha scatenato l’ira di tanti italiani che, oppressi dal recente incremento delle tassazioni, hanno visto la nuova norma come un’ulteriore speculazione statale.

Purtroppo, nonostante la crisi economica non sia trascurabile, bisogna guardare oltre le prime impressioni cogliendo la positività del fatto nel lungo termine.
È per questo motivo che vogliamo spiegarvi perché questo provvedimento, nonostante comporti un piccolo incremento nella spesa annuale (una decina di euro a famiglia), sia utile tanto per la salvaguardia del pianeta quanto della nostra salute.

 

L’INQUINAMENTO PROVOCATO DAI SACCHETTI DI PLASTICA E DALLA PLASTICA IN GENERALE: un po’ di numeri.

Ogni minuto vengono riversati in mare l’equivalente di un camion colmo di rifiuti, per un totale di otto milioni di tonnellate di plastica all’anno.

Spaventoso, vero?
Di fronte a questi numeri l’Onu ha dovuto agire chiedendo a industrie, governi e cittadini di impegnarsi a contrastare l’inquinamento marino.
La maniera più rapida e semplice rappresenta appunto la diminuzione dell’utilizzo quotidiano di plastica che è il materiale di cui i circa 10 miliardi di sacchetti da supermercato utilizzati mediamente in Italia sono fatti.

Ridurre l’utilizzo smodato di questi sacchetti di plastica a favore di un impiego parsimonioso di bio-plastica (più cara) consiste in un importante passo verso la parziale risoluzione del problema dell’inquinamento da plastica.
Difatti, la gratuità di cui abbiamo goduto finora ha portato il consumatore a intendere il sacchetto come un “dono” dovuto insieme all’acquisto portando a grandi sprechi ed innalzandone i consumi.

COMPOSTABILE O BIODEGRADABILE: cosa sono?

I due termini, spesso utilizzati come sinonimi, indicano due tipologie di materiale completamente differenti.
Se una sostanza biodegradabile viene definita tale perché in grado di scindersi in componenti minori capaci di essere assorbiti nel terreno durante l’arco di sei mesi, per una sostanza compostabile invece possiede tempi di decomposizione totale che si riducono a soli tre mesi.

È il Mater-Bi, un materiale bioplastico completamente biodegradabile e compostabile, la sostanza di cui i nuovi “costosi sacchetti” saranno composti.

 

PERCHÈ I SACCHETTI NON POTRANNO ESSERE RIUTILIZZATI?

Anche su questo appunto fa leva la protesta social di questi giorni: i sacchetti in Mater-bi non potranno essere riutilizzati per una seconda spesa.
Il motivo è una questione prettamente igienica.
I sacchetti saranno in compenso estremamente utili per un migliore smaltimento dei rifiuti organici domestici che risulteranno ancora più compostabili.

 

Ci auguriamo che le informazioni che abbiamo voluto cedervi siano sufficienti ad una sensibilizzazione su questo tema e soprattutto ad una , come i sacchetti di plastica.

Molto spesso è semplice trarre conclusioni affrettate ma la salvaguardia del nostro pianeta non merita 5 euro annui, l’equivalente di un pacchetto di sigarette, di una birra, di una confezione di merendine?

Ricordiamo sempre che la biodiversità e la sua tutela sono l’unico modo di rendere sostenibile la vita dell’uomo sulla terra.

 

Fonti:

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